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TERZA ETÀ O TERZA GIOVINEZZA?
Questo è un lecito dubbio che il nostro team ha pensato di sciogliere, optando decisamente per la “terza giovinezza”. Nell’ambito dei fini perseguiti dalla nostra associazione, che mira soprattutto all’integrazione di ogni essere umano, è imprescindibile tener conto anche dei contributi storico culturali acquisiti col tempo e del relativo scambio tra i popoli. Ogni grande Maestro filosofico, religioso o spirituale ( e persino i contemporanei “motivatori”), convergono da sempre su 2 concetti di base evolutiva: la saggezza ( o consapevolezza ) acquisita per esperienza diretta e il recupero del proprio “bambino interiore”. Queste sono le strade per arrivare al potenziale fine di questa nostra vita: l’amore incondizionato ( ma di questo ne parleremo altrove perché concetto strettamente legato all’impegno sociale e meritevole di un articolo dedicato ). Il primo punto è abbastanza semplice da comprendere e sotto intende il concetto di tempo; giacchè, per arrivare ad un certo tipo di maturazione, servono molte e diverse esperienze nel corso della nostra vita. Quindi, la consapevolezza (o saggezza, o coscienza di se) è veramente difficile da raggiungere se non in una età abbastanza matura. Il secondo concetto, al contrario, merita qualche approfondimento in più, anche se strettamente legato al primo. Erroneamente, si potrebbe pensare che qui si sta parlando di qualcosa di simile alla frase: ”più si matura, più si dimentica di essere stati bambini” e che, quindi, bisogna recuperare quel bambino smarrito. Non è proprio così. Un bambino bisogna recuperarlo tutti per evolvere, ma non si tratta del bambino che siamo già stati; bensì del bambino che avremmo voluto essere e che, le convenzioni, la famiglia, la scuola, il mondo in cui viviamo, hanno invece trasformato in un prodotto plasmato dalle situazioni esterne a scapito dei desideri e dei sentimenti personali. Si tratta di “ferite” infantili (anche metaforiche) che comprendono mancati abbracci o piccole incomprensioni; delusioni, imposizioni o tradimenti che un po’ tutti abbiamo dovuto affrontare, nostro malgrado, in tenera età . Non perché gli adulti fossero tutti cattivi ma semplicemente perché l’interazione sociale ha questi meccanismi intrinsechi, spesso, dai risvolti dolorosi. Il dolore produce una corazza involontaria dove il bambino ferito può nascondersi e sentirsi sicuro. In questo nascondiglio egli può rimanere per infiniti anni, senza mai riuscire a curare i drammi interiori che si riversano, involontariamente, su altre relazioni personali. Tutto questo mentre in viso compaiono, molto spesso, le prime rughe dell’anzianità o dolori alle gambe o in altre parti del corpo; o altri tipi di disfunzioni corporee. È importante, in questa fase così delicata della vita, non chiudersi in se stessi ma, al contempo, cercare di prendersi cura di se. Anche “abbracciando” il nostro bambino interiore ferito, e grazie alla maturità acquisita col tempo.
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